hanno scritto di lui    
   

 

 

SERGIO BRIZZOLESI

scultore
 

 

Stefano Ventura
(
La Libertà/ 1961)

 

 

Nell’alta Valtellina, fra i maestosi monti che vedono nascere l’Adda, lavora Sergio Brizzolesi, creando col gesso teste e busti, o modellando nella creta piccoli simulacri e bassorilievi. Che nei suoi lavori vi sia tecnica è indubbio: chiaramente la palesano anche al profano certe sue opere, con l’arditezza della forma e concezione. Non altrettanto facile è l’affermare il valore artistico anche se, recentemente, nell’ultima mostra di pittura e scultura tenutasi a Sondrio, le sue opere sono piaciute al pubblico e ben accettate dalla critica. Ad altri questo giudizio. Brizzolesi nacque 27 anni fa a Gropparello e tra i suoi  colli visse l’infanzia e la prima giovinezza; dotato di uno spiccato spirito d’osservazione, non gli sfuggì l’amena bellezza delle sue colline, né l’avarizia della sua terra natale; la sua sensibilità ha subito e vissuto il “caos” dell’ultima guerra e, col suo ribelle e temerario carattere, volle togliersi dalla comune vita valligiana pur sapendo di rinunciare alla riposante quiete offerta da una vita agreste. Così, dopo il servizio militare, si recò nel Venezuela, chiamato, quale aiutante, dai professori Marchini e Daini, che erano incaricati dal governo di ornare lo “Sproceres” (specie di Foro Italico) con gruppi marmorei, busti, bassorilievi e statue raffiguranti le massime personalità nazionali ed i più significativi episodi storici. In quella terra straniera, Brizzolesi ha superato se stesso e si è trasformato: lo spensierato giovane divenne uomo e l’acerbo artista maturo. “Al ritorno mi sono trovato cambiato — mi diceva Brizzolesi — e perciò penserò sempre ai due anni passati nel Venezuela con nostalgica felicità e sempre ringrazierò i prof. Daini e Marchini, i quali m’hanno voluto dare, con la loro fiducia, questa esperienze e tanti insegnamenti”. Questo mi confessava, alcuni giorni fa, nel suo studio, una piccola cameretta di una casa addossata sull’erto pendio di Alpemugo; ed altro ho potuto capire di lui, mentre m’illustrava le sue opere, alcune finite, altre in fase di completamento, che a settembre esporrà per il “Premio Città di Sondrio di pittura e scultura”. Ho capito e conosciuto il giovane artista, tormentato e infelice, che tuttavia ammira il mondo e la bellezza, infiniti modelli gli ispirano le creazioni artistiche. Nell’arte assapora fantasiose bellezze siderali con cui abbellisce i suoi bassorilievi  ed i suoi quadri; mai dipinge con colori vivaci, ma solo con quelli scuri: il grigio, il colore della creta, è il suo preterito. Precorre la strada del futuro o è viandante solitario di un viottolo che lascia la strada maestra? Il giudizio agli intenditori e al tempo: basti qui sottolineare la costante operosità, l’impegno, la passione del giovane artista di Gropparello.  

 

 

 

Stefano Ventura ( La Libertà - 1961)

 
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