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SERGIO BRIZZOLESI

scultore
 

 

Gino Traversi
(“Artecultura” / Milano / 1982)

In lunghi anni di assidua applicazione, dopo varie esperienze tutte emergenti da una costante attenzione alla figura, Sergio 'Brizzolesi si rinnova con un'interpretazione del tutto personale della donna, tema privilegiato d'un iconologia essenzialmente svolta in chiave umana. Non insensibile alla vicenda della plastica contemporanea e non privo di curiosità verso i nuovi materiali, egli non ha, tuttavia, mai ceduto alle lusinghe di certo diffuso manierismo. Profondamente ancorato a determinati presupposti ideali, la natura, la centralità dell'uomo in un sotteso richiamo al tempo, la sua attuale proposta, mentre si raccorda concettualmente con l'antefatto se ne stacca per lo spiccato slancio inventivo in una rinnovata e più libera elaborazione della forma. I ricordi della fanciullezza, l'occhio imbevuto delle morbide ondulazioni collinari di Gropparello - paese natale pure di Cassinari - la mano guidata, nell'Accademia Gazzola di Piacenza, da sapienza antica, sono elementi certamente presenti in queste inedite modalità declinate con notevole determinazione. Forse frenato, in qualche misura, dalla committenza - Brizzolesi ha prodotto parecchio per varie realizzazioni pubbliche e private in Italia e all'estero - l'artista ha potuto lungamente meditare sul proprio lavoro, interrogarsi e predisporsi alle nuove istanze operative. Ci pare di poter affermare che una sicura, se non l'unica, chiave di lettura delle odierne immagini di Brizzolesi sia un sentimento del passato inteso non come riviviscenza nostalgica o possibile ritorno ad un lontano mondo mitico, sibbene proiezione nell'oggi. Il dato di memoria è ovvio in quanto elemento catalizzatore in un processo di accensione fantastica tendente a fondere il passato col presente. Sono immagini, questi volti muliebri incorniciati da fiori, trine e racemi, che nascono, dunque a significare non il recupero d'una reliquia, d'un modello da liberare dal suo velo di malinconia e di ambiguità, tanto caro a certo realismo esistenziale, ma il richiamo ad una realtà che viene configurandosi in termini di riequilibrata evoluzione della donna nell'attuale contesto sociale. Secondo me - sostiene l'artista piacentino - la donna oggi non ha più paura, è più forte e mostra iì seno come difesa e sicurezza di sé. In effetti, la struttura formale di questo elemento, volutamente evidenziato come per conferirgli una carica simbolica, sembra alludere alla piastra d'un corsaletto. Una corazza che, viceversa, tutt'intorno segnata da delicate trame arabesche, riflette la fisionomia d'un volto d'oggi, volitivo ma squisitamente femminile a suggerire un mondo umano legato alla natura e al calore degli affetti. Un saluto, in definitiva, a ciò che vive, quale si può desumere anche dall'ansia di libertà dei cavalli in movimento, che confermano le potenzialità creative del Brizzolesi. Sono opere che attraggono con la loro forma, per la finitezza dell'esecuzione, per la suggestione dei volti femminili, che esprimono il fremito rivelatore d'una storia futura.

 

 
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