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SERGIO BRIZZOLESI

scultore
 

Antonino De Bono

(Arte più Arte / febbraio-1983)
La scultura come sintesi

demiurgica della materia
 

Fare scultura significa creare una nuova dimensione, riuscire a trarre dalla materia l'intima suggestione cogliendone l'impersonalità pur nell'innovazione e nella potenza della tecnica.
Sergio Brizzolesi, scultore affermato ed impegnato in una vasta gamma di monumenti, di figure a tutto tondo, di altorilievi, di opere espressive intese come trasfigurazione della realtà (Cesare Tallone diceva che un vero artista deve saper costruire un ritratto dalla testa ai piedi), presenta in questa rassegna tutt'una serie di creature che sublimano il mito dell'eterno femminino.
La reinterpretazione della donna non avviene sull'onda di un anatomismo descrittivo, bensì si avvale di un processo di lavorazione che sfrutta la vibrazione sistematica delle luci in una continua accentuazione della plasticità strutturale dell'assunto. In tal senso la costruzione dei visi, delle chiome, dei colli, dei seni, abilmente condizionati da un "non finito" asistematico ed impressionistico, rientra in un possente gioco delle linee sinuose e dolci, appunto per rendere tenui i trapassi, accentuare il fascino della morbidezza, conferire ai motivi il capriccio delle liriche intuizioni nella metamorfosi degli incanti muliebri. Nella distribuzione e nella proiezione del frammento, in una sintesi stupenda delle varietà poetiche delle forme, l'artista trae dalla materia un continuo rallietante preziosismo di passaggi astratteggianti per motivare la pittoricità e la compenetrazione dei piani, come se l'immagine scaturisse da una visione cosmica nel rendere la partecipazione emotiva entro una sensazione di unità di tempo e di luogo, pur nella continuità dello spazio. Il vigore col quale Sergio Brizzolesi scolpisce stilizzando comportamenti, concependo volumi che si aprono nel ritmo dinamico dell'universo, coinvolge nella raffinatezza delle pose e dei gesti, degli sguardi e dell'abbigliamento, la psicologia del personaggio per trarre dalla quintessenza della materia le latenti energie vitali. Predomina assoluto il vigore del pollice che crea la vita con panica potenza demiurgica per denunciare espressionistiche affinità tra l'ideale di donna cara alla scuola romantica e l'evocazione della ritrattistica della realtà captata in una continua assimilazione affettiva delle sembianze.
Una innovazione plastica che trascende il bronzo nella suggestiva metamorfosi delle sembianze femminili, ove l'arabesco si sposa all'armonia, la lievitante spiritualità della donna emerge da un contrasto luministico appropriato per dar risalto ai valori chiaroscurali. Nel dinamismo plastico di Sergio Brizzolesi si coglie appieno uno stimolo incessante alla beatitudine dantesca della donna, eletta a simbolo perenne dell'umanità, quale fonte di vita.

 
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